Da molto tempo volevo andare a Reggio Emilia, pensate che l’avevo vista quando ero andata all’Italia in miniatura qualche anno fa e mi ero promessa di andarci ma tra una cosa e l’altra non ero mai andata!

Quindi Google Maps alla mano e mi accorgo che non è nemmeno tanto distante! Mi sono data della pazza per aver rimandato tanto… Un consiglio: se vi viene in mente una cosa informatevi e fatela, non rimandate se potete!

Quindi, dopo aver deciso il sabato sera, alle ore 23 di partire, preparo il mio zaino.

La domenica mattina mi sveglio di buon’ora, faccio un mini piano di visita della città e mi metto in viaggio.

Mi rendo conto che stare in macchina da sola non è poi noioso e non mi mette più nemmeno tanta tristezza (come mi succedeva un tempo) e accompagnata dalla mia playlist, cantando da sola come una pazza, arrivo a Reggio Emilia in un batter d’occhio.

La prima tappa è il centro storico, dove si trova la Basilica di San Prospero.

Non sono una gran frequentatrice di chiese, anzi… e non sono nemmeno una grande intenditrice d’arte anche se mi è comunque sempre piaciuta, ma, entrando in questa Basilica rimango subito colpita per la sua bellezza, per i suoi interni dipinti e i marmi colorati.

Esco e scattato qualche foto nella piazza , mi colpisce un papà che gioca col figlioletto, all’inizio spero si spostino così ho campo libero per lo scatto, ma ben presto cambio idea perché questa scena colma di amore e gioia la giornata. Quando la scena si anima ulteriormente con una bici che passa penso sia questo il giusto attimo per scattare!

Proseguo per Piazza Prampolini, la piazza del Duomo dove c’è una gran folla di gente e tante bancarelle.

È un centro molto vivo, nonostante io ami il silenzio, il brulicare delle persone non mi infastidisce anzi, mi spinge a farmi un giro tra la folla, in fondo sono si venuta a fare le foto e a visitare gli obiettivi prefissati, ma sono anche turista ed è la mia giornata, quindi devo fare quello che mi sento, senza vincoli!

Mi perdo tra le bancarelle di libri, prodotti naturali e incensi e poi decido di tornare alle mie mete di “viaggio”.

Entro nel Duomo e anche qui rimango sorpresa per la grande bellezza, mi rendo proprio conto che in Italia abbiamo delle ricchezze inestimabili che probabilmente sono poco valorizzate e conosciute.

Mi perdo a fotografare la cripta che sta sotto alla basilica, non so perché ma questi luoghi mi affascinano molto, sarà perché mi danno idea di mistero e misticismo. Un signore mi dice che però devo uscire perché si sta per celebrare un matrimonio.

Procedo poi verso il museo del tricolore, senza sapere esattamente di cosa si tratta…

Entro un po’ diffidente, pensando che sia una cosa noiosa ma mi rendo subito conto che in realtà è tutt’altro che noioso!

Scopro che a Reggio Emilia c’è la sala in cui sono stati definiti i colori della nostra bandiera! Appena entro nella Sala del tricolore, si sta svolgendo un matrimonio, mi intrufolo e scatto qualche foto prima che mi vedano e mi dicano di uscire. 

Visito allora il museo adiacente molto incuriosita, soffermandomi sui vari pannelli descrittivi e ad ispezionare i vecchi documenti e oggetti esposti.

Nel frattempo il matrimonio è terminato, mi fanno quindi entrare nella sala, una sala molto bella, in cui, il 7 Gennaio 1797 si riunirono i rappresentanti delle città di Reggio, Modena, Bologna e Ferrara per proclamare la Repubblica Cispadana, adottando i tre colori verde-bianco-rosso che sono poi diventati i colori della bandiera nazionale.

Passo per piazza del Monte e mi incuriosisce un negozietto che vende prodotti alimentari importati dall’America, la vetrina colorata mi spinge ad entrare,  non può mancare la “Coca Cola” nelle sue varie versioni e tanti snack dagli incarti variopinti.

La commessa, una ragazza molto gentile, vedendo la mia fotocamera, mi chiede se fotografo per hobby o per lavoro e così scambiamo quattro chiacchiere e mi faccio dare anche qualche dritta su cos’altro visitare in città.

Mi dirigo ora verso la Basilica della Beata Vergine della Ghiara, si sta celebrando una messa quindi decido di tornare dopo, nel frattempo visito una mostra di bonsai che si trova a due passi e sono molto divertita a vedere queste piccole creazioni ed in particolare rimango stupita dai bonsai di vigneti! Anche questa è proprio un’arte!

Uscendo dalla mostra mi diverto a fotografare la fontana in piazza Gioberti che mi attira per il suo gioco di specchi sull’acqua, so che la luce è dura e non farò una foto d’artista ma va bene lo stesso (vi risparmio la foto perché effettivamente non è un granché!).

A questo punto è ora di entrare nella Basilica della Beata Vergine della Ghiara, penso che questa sarà meno bella delle altre ma in realtà mi sbaglio e anche questa mi lascia senza parole.

Ora mi dirigo verso il Museo Parmeggiani, curioso il portale di accesso e l’architettura stile medioevale della struttura.

Il museo raccoglie una collezione di armi, oggetti e opere d’arte antiche, mi soffermo a fotografare una bellissima arpa tutta decorata, una statua al centro di una stanza e varie statue con espressioni particolari.

Sinceramente il museo non mi prende al massimo quindi lo visito rapidamente ed esco.

È ora di pranzo e fa parecchio caldo, cerco una fontana per rifocillarmi un po’.

Passo per Piazza della Vittoria dove penso di poter visitare il teatro municipale Romolo Valli ma scopro che è aperto solo durante gli eventi teatrali.

Mi dirigo allora al Palazzo dei musei, senza sapere esattamente che tipo di museo troverò.

Con mia grandissima sorpresa trovo una collezione super interessante, la collezione dello scienziato Lazzaro Spallanzani che, dopo la sua morte è stata spostata qui. Essa raccoglie oggetti dai vari continenti, reperti minerari, reperti vegetali e reperti animali. Insomma pane per i miei denti visto che io adoro i musei naturali!

Mi perdo soprattutto nella sala degli animali dove sono circondata da orsi, felini e da tantissime specie di volatili, mi soffermo molto su questi ultimi perché, come probabilmente avrete capito seguendomi sui social o visitando il mio sito, amo molto fotografare i passeriformi quindi per me questa è una grande scuola, sia per riconoscerli che per vederne le differenze da vicino (e vi garantisco che spesso le differenze tra una specie e l’altra sono talmente minime che è impossibile distinguerli).

Scatto quindi una miriade di foto, anche col cellulare, giusto per avere qualche “memo” per le mie future cacce fotografiche :).

Mi rendo conto di una vera ingiustizia! I passeriformi più belli e colorati non si trovano in Italia! Mannaggia! A parte il Martin Pescatore, quello è davvero bello (e modestamente sono anche riuscita a fotografarlo “vivo” e vegeto, non imbalsamato).

Mi perdo anche tra i rapaci, animali per me bellissimi e affascinati.

Poi passo a visionare le stanze della botanica, dei funghi, dei minerali, dei pesci ma mi rendo conto che devo andare veloce o altrimenti non esco più da quel museo e ho altri programmi…

Visto che mi piace un po’ il macabro trovo interessante la sezione dei feti, delle malformazioni animali e dell’anatomia.

Alla fine visito molto rapidamente la galleria dei marmi e quella dei reperti archeologici, bella ma sarebbe impossibile soffermarmi su tutto.

Il museo prosegue poi con una sezione molto curiosa che unisce sotto un’unico filone tutti i reperti del museo, fotografia, naturalistica, arte e reperti storici, quasi come se potessero convivere tutti assieme in un momento ben preciso.

Presente anche la mostra di Yuval Avital “Il bestiario della terra”

“Avital si immerge qui in un’indagine anticonvenzionale sul senso di incompletezza avvertito dall’uomo, sentimento che si trasforma in una spinta propulsiva a ricercare e scoprire le pieghe più recondite dell’Io, in un’ibridazione o contaminazione con l’animale annidato in ciascuno di noi. Dove finisce l’umanità e dove inizia la bestialità? Dove si nasconde, e soprattutto chi è, il mostro? L’artista tenta di rispondere a questi interrogativi in un processo esperienziale e multimediale poliedrico, un vero e proprio rito d’arte, da cui confluiranno decine di lavori inediti tra performance, videoart, opere visive e fotografiche, sculture, partiture, messe in scena teatrali e installazioni.“

Le installazioni mi lasciano un po’ perplessa, tutte tranne una, geniale! Posto la foto e penso non abbia certo bisogno di spiegazioni! Sono rimasta a bocca aperta (foto in alto).

Il museo termina all’ultimo piano con le foto di Emergency sulla guerra, molto belle e toccanti, mi chiedo come ancora l’uomo riesca a essere così crudele e fare del male a delle povere persone innocenti!

Finita la visita mi informo per andare al museo della psichiatria ma mi dicono che è un po’ lontano dal centro e non ci si arriva a piedi.

Decido quindi di non andare perché ormai si è fatto tardi e in orario tramonto voglio essere a Votigno di Canossa, un borghetto medioevale che è da un po’ di tempo ho intenzione di fotografare.

Mentre vado verso la macchina mi fermo a fotografare questo bellissimo scorcio della Chiesa Del Cristo, in Corso Garibaldi.

Mi dirigo così verso la macchina e parto per la prossima meta, lungo la strada mi fermo a fotografare il castello di Canossa.

Votigno di Canossa

Vitigno di Canossa è un borgo molto piccolo ma è una bomboniera, sembra quasi un luogo incantato delle favole, fuori dal tempo.

La prima cosa che noto è un’enorme scacchiera nella piazza, compresa di pedine e di giocatori! I ragazzi che stanno giocando si divertono un sacco e sono davvero molto concentrati!

Dopo un breve giro di perlustrazione mi imbatto in un museo sul Tibet, decido di non entrare subito, anzi, a dire il vero non so nemmeno se entrerò, ma il borgo è talmente piccolo che in 5 minuti lo visito e quindi, per ingannare il tempo aspettando che arrivi una buona luce per le foto entro.

Da subito sono accolta calorosamente dal presidente Stefano, non so perché ma nasce subito una bella empatia!

È una persona solare che trasmette molta energia positiva e credo che la mia energia positiva, alimentata anche da questa bellissima giornata, abbia amplificato il tutto.. insomma in poche parole ci siamo ritrovati a parlare come se ci conoscessimo da anni! 

Entrate altre persone Stefano tiene una bellissima e interessantissima spiegazione sul Tibet, sui pezzi raccolti nel museo e sulla vita e le tradizioni dei Tibetani.

Io mi sono sempre ritrovata nella filosofia buddista e devo dire che quello che ha raccontato lo condivido appieno.

In particolare sono d’accordo sul fatto che siamo noi i creatori del nostro futuro e che ogni persona ed ogni essere vivente va rispettato perché se gli facciamo del male è come se facessimo del male a noi stessi.

Molto interessante l’esperienza di meditazione col “Gong”, addirittura ha provato anche io a suonarlo anche se ne è uscito un suono un po’ troppo metallico.. 

Il pezzo che mi è piaciuto di più del museo? La maschera cerimoniale (foto in basso a sx).

Questa maschera esce, durante un periodo di festeggiamenti, per le strade e tutte le persone la temono, quando questa si nasconde, per poi riapparire, nessuno stranamente ha più paura.

La maschera non è altro che la rappresentazione delle paure interiori dell’uomo, ognuno deve affrontare e sconfiggere la propria “maschera” per non avere più paura e ritrovare se stesso.

Non so ma sembra quasi un segno del destino, io sono sempre stata piena di paure e proprio in questo periodo sto imparando a sconfiggerle e a capire realmente chi sono, credo che la visita a questo museo non sia stata un caso.

Uscendo dal museo parlo ancora con Stefano e scatto alcune foto al paese, mi dispiace davvero tanto rientrare ma ormai è tardi e domani si lavora!

Per fortuna ho tanto materiale fotografico per potere ricordare e raccontare.

Durante il rientro penso entusiasta alla bellissima giornata che ho passato e decido che questa è la prima di una serie di “gite” che farò.

Mi rendo conto che viaggiare in solitaria mi fa bene, mi rende felice e mi apre un mondo,  mi permette di fare nuove conoscenze ed esperienze che, se andassi in compagnia, non riuscirei a fare.

Mi rendo conto inoltre che la mia autostima aumenta e mi sento davvero felice e soddisfatta della persona che sono diventata.

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