Entrare in questo luogo l’impatto è da subito molto forte; trovarsi in una grande sala di fronte ai resti dell’aereo DC9 abbattuto il 27 giugno 1980 mentre era in volo da Bologna verso Palermo, la famosa strage di Ustica.

Il relitto se ne sta li, avvolto nel suo mistero, come uno spettro ormai abbandonato e dimenticato da tutti, ma che ha ancora tanto da raccontare.
Vorrebbe urlare, per fare conoscere al mondo intero tutto ciò che gli è accaduto, ma può solo sussurrare, in silenzio, all’unisono con le voci delle 81 anime le cui speranze, sogni e vite, assieme a lui e alle sue ali, in quel giorno si sono spezzate.

81 vite, 81 specchi neri che accompagnano il percorso del visitatore, si ha l’impressione di camminare sul ballatoio dell’aereo quel giorno, quando ancora tutti erano ignari di ciò che sarebbe accaduto.
Gli specchi riflettono… e fanno riflettere; su questo aereo si erano imbarcate persone comuni, anche bambini, con una vita ancora da vivere, che hanno visto, in un attimo, infrangersi le loro speranze e il loro futuro.

Da ogni specchio viene sussurrata una frase, nulla di particolare, discorsi che si fanno nella quotidianità, ma sono proprio questi che colpiscono l’animo, queste frasi “comuni”, relative a progetti, cose da fare, pensieri, sono tutte rimaste incompiute, in sospeso come le anime di coloro che le hanno pronunciate.

E sospesa, al ritmo di un respiro, si accende e si spegne, pulsando, una lampadina per ognuna di queste anime, per mantenere viva la luce della memoria.

Casse nere sul pavimento contengono vari resti di oggetti appartenuti alle vittime, nascosti agli occhi dei visitatori per rappresentare la scomparsa dei loro corpi.

Ciò che rimane del DC9 sono circa 2500 pezzi, recuperati in 4 anni a 3500m nel Mar Tirreno. Catalogati, ripuliti e ricomposti meticolosamente, sono stati assemblati su un telaio di ferro e riportati a “casa”, a Bologna, luogo da dove l’aereo era partito.

La location non è stata scelta a caso, il Museo della Memoria è stato realizzato nella sede delle vecchie Tramvie di Bologna, luogo abbandonato in cui si possono vedere ancora le vecchie rotaie e, con la fantasia, ascoltare ancora i nitriti dei cavalli che trainavano le carrozze e lo schiamazzo dei passeggeri.

In questo luogo, dopo essere stato calato dall’alto, pezzo per pezzo, il relitto ha potuto appoggiare le sue grandi, stanche, ali ferite, a terra, per non innalzarle mai più.

La sua coda, immensa e testimone di questa straziante vicenda è stata eretta verso il cielo, ma, successivamente il tetto dell’edificio è stato chiuso e le pareti sigillate, questo è stato per il DC9 l’ultimo viaggio.

Consiglio di guardare il documentario in fondo al post (mostrato anche dentro al museo), molto ben fatto, emozionante e capace di spiegare accuratamente ogni fase del recupero e della nuova collocazione del relitto e di visitare il sito web del museo https://www.museomemoriaustica.it/.

Ringrazio vivamente Luca per averci accompagnati in questa toccante esperienza.

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