I giorni scorsi sono riuscita realizzare un mio grandissimo sogno.
Ho sempre cercato qualcuno che mi accompagnasse in questa avventura e, dopo tanti buoni propositi, alla fine nessuno si è mai fatto avanti e mi ero quasi rassegnata.
Per fortuna ho capito che non devo rinunciare ai miei desideri e se ho voglia di fare qualcosa lo devo fare, anche se da sola.
Viaggiare in solitaria non mi spaventa, posso organizzarmi come voglio e non devo rendere conto a nessuno, il viaggio è mio e solo mio!
All’ultimo un mio amico mi ha chiesto di accompagnarmi… gli ho detto di no!

Ho intrapreso così questa avventura: quattro giorni sulle Dolomiti Bellunesi con una nottata al Rifugio Locatelli per immortalare le Tre Cime di Lavaredo al tramonto, durante la notte e all’alba; i tre momenti magici per la fotografia.
Ho prenotato il posto letto al rifugio Locatelli con largo anticipo appena ha aperto le prenotazioni (e devo ammettere che sono stata fortunata perché trovare posto è quasi impossibile!) e ho organizzato con grande entusiasmo gli itinerari del viaggio, anche grazie ai consigli del mio amico Carlo che è pratico di queste zone.
Le giornate sono state molto piene, le suddividerò quindi in più post sperando di non dilungarmi troppo e di trasmettervi un po’ del mio entusiasmo e delle mie emozioni (che sono state davvero tante ed intense).

La partenza

Parto da casa verso le 5, super organizzata col mio frigo portatile, la mia attrezzatura fotografica, sacco a pelo, vestiario vario e tutto l’occorrente per sopravvivere 😉
Il viaggio è di quasi 4 ore da casa mia, vado senza fretta perchè mi voglio assaporare ogni attimo.

Il giro delle 5 torri

Arrivo al Passo Falzarego, a 2.105 m di altitudine, nei pressi di Cortina d’Ampezzo, con la bellissima visuale sulle Tofane e sul monte Lagazuoi, parcheggio qui l’auto.
Il paesaggio e l’aria fresca (qui ci sono 18 gradi mentre a casa, alle 5 già ce n’erano 20) mi caricano di energia e nonostante la levataccia sono pronta a indossare le scarpe da trekking e partire per la mia prima escursione: il giro delle 5 torri passando per il lago Limidess, il rifugio Averau, la cima del monte Nuvolau, il rifugio Scoiattoli fino a raggiungere le 5 Torri.

Imbocco il sentiero 441, il percorso non è difficile e dal passo Falzarego è ben segnalato. Ci sono un sacco di turisti da tutto il mondo, tutti con lo zaino in spalla intenti a raggiungere la loro meta, non faccio fatica a scambiare due chiacchiere già da inizio del percorso, poi si sa, io riesco a chiacchierare anche coi muri 😊.
Dopo poco (nemmeno 45 minuti) arrivo al lago di Limides (2.181m). Si tratta di un bellissimo laghetto glaciale in cui si specchiano la Tofana di Rozes, l’Averau, il Sas de Stria e il Lagazuoi. Le immagini parlano da sole e come potete immaginare già il mio cuore è pieno di gioia per tanta bellezza… e sono solo all’inizio della mia avventura!.

Proseguo verso la forcella dell’Averau, qui il sentiero si complica un po’, dopo una salita abbastanza ripida devo percorrere un tratto a gradoni in cui devo usare cautela per mantenere l’equilibrio, il tutto reso più difficile dal peso dello zaino. Ma non sono preoccupata, anzi, sono ancora più carica perché finalmente sto “vivendo” le vere Dolomiti e questa bella avventura. Inoltre in questo tratto incontro una coppia di turisti molto simpatici che mi raccontano le loro avventure escursionistiche.
Arrivata alla forcella Averau (2.436m) rimango senza fiato per la vista straordinaria che mi si presenta davanti, si vede benissimo il ghiacciaio della Marmolada.

Proseguo il sentiero in discesa e arrivo al Rifugio Averau (2.416m), anche qui ci sono tantissimi turisti. Mi siedo un attimo ad ammirare il paesaggio e la vista sulle 5 Torri che si stagliano in lontananza.

Faccio un piccolo spuntino e riparto verso la cima del monte Nuvolau (2.575m), dove si trova l’omonimo rifugio, si dice che sia uno dei rifugi più antichi delle Dolomiti.
Il sentiero è tutto in salita e un po’ faticoso ma appena sono in cima, dopo circa mezz’ora di cammino, la fatica è assolutamente ripagata e la vetta è guadagnata! La vista qui è davvero speciale, sembra di essere sul tetto del mondo. C’è una terrazza panoramica che permette una visuale completa sui monti circostanti, uno spettacolo!
Fa molto caldo nonostante sono ad alta quota, sono le 13 e il sole brucia la pelle, per fortuna ho messo la crema solare!

Dopo essermi scatenata a scattare una miriade di fotografie scendo e mi dirigo verso il Rifugio Scoiattoli (2.255m), prima di arrivare al rifugio rimango estasiata dalla visuale sulle 5 Torri e sulla Tofana di Rozes, un panorama così magico davvero non l’ho mai visto, sono davvero felice e non mi pare ancora vero di essere qui, sto forse sognando?

Il rifugio è affollato perché è ora di pranzo e decido di fare la visita del Museo della Grande guerra all’aperto che si trova lungo il sentiero della camminata attorno alle 5 Torri.
Il giro è favoloso, si possono ammirare queste enormi rocce passandoci in mezzo, sembra quasi che siano state messe li apposta, in realtà è stata la natura la grande creatrice. Passeggiando noto un sacco di arrampicatori che risalgono la parete rocciosa, che emozione che deve essere risalire queste pareti mastodontiche!
Nel camminamento mi imbatto nelle trincee e nelle strutture costruite durante la grande guerra (baracche per i rifornimenti, infermeria, depositi per munizioni, ecc…), è straordinario pensare alla vita che potevano condurre i militari quassù e alle condizioni a cui dovevano adattarsi.

Il caldo inizia a farsi insopportabile ora, non c’è un angolo di ombra e inizio anche ad avere fame e a sentire la stanchezza, mi fermo quindi accanto ad una trincea e divoro il mio pranzo.
Senza un attimo di “siesta” post pranzo proseguo per il sentiero ma, trovandomi di fronte ad una salita decido di “arrendermi” e scendere verso il rifugio 5 Torri (2.137 m). Mi pento però subito di non avere concluso il giro delle trincee, cavoli, non capita tutti i giorni di essere qui! La mia paura però è di non riuscire ad arrivare alla macchina entro il tramonto. Per il tramonto vorrei infatti andare a Passo Giau e non posso perdere troppo tempo quassù.. Ma mi dispiace assai.

Arrivata al rifugio entro al bar per fare rifornimento di acqua e nel frattempo chiedo quale sia la via per il rientro al passo Falzarego.
Mi viene detto che sono scesa troppo e devo risalire al rifugio Scoiattoli quindi per la strada che avevo abbandonato al giro delle trincee. Sono dispiaciuta perché mi devo ripercorrere tutto il sentiero in salita ma sono strafelice perché questo mi permetterà di completare l’intero giro delle trincee! Segno del destino?

Concludo così il giro (non impiego molto perché prima lo avevo già girato quasi tutto) e mi dirigo verso il sentiero 440 che mi porterà di nuovo al Passo Falzarego passando per Col Gallina. Qui incontro alcune persone del luogo in escursione con cui chiacchiero volentieri fin quasi a valle. Fantastichiamo assieme sul costruire un agriturismo in questa zona e sui servizi da proporre alla clientela (io logicamente propongo osservazione astronomica e allenamento pesi 😊).
Il tempo della discesa vola, finalmente mi godo il fresco del bosco e la bella compagnia.
Salutati i miei temporanei compagni di viaggio continuo lungo il percorso per il Falzarego che ora sembra interminabile, inizio davvero a sentire la stanchezza e il mal di schiena per il peso dello zaino.
Finalmente arrivo a destinazione, mi rilasso un attimo e salgo in macchina direzione passo Giau.
Durante la guida ripenso alla bella escursione e alle bellezze che ho potuto ammirare, vivere e assaporare, perché si, da sola è tutta un’altra storia, da sola ad ogni mio passo mi concentro su me stessa e riesco ad entrare in simbiosi con l’ambiente circostante e a viverlo appieno.. E che bella la soddisfazione di aver raggiunto la meta in autonomia!
Ma la giornata deve ancora terminare.. mi attende un bel tramonto (spero) sul Passo Giau.

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