Oggi vi voglio raccontare di un nuovo viaggio, un viaggio che ho intrapreso da sola e che mi ha dato la possibilità di riflettere molto.
Viaggiare per me non significa solo percorrere dei chilometri per vedere un bel luogo o fotografare un bel paesaggio, viaggiare per me significa anche scavare nel profondo dei miei pensieri, del mio cuore e riflettere, per capire cosa davvero importa nella vita e cosa lasciare da parte, in questa società moderna che ci annebbia con le sue futilità, per nasconderci i veri valori annientando la nostra umanità.

Dopo aver visitato, anni fa, il cimitero monumentale dei caduti della strage di Marzabotto, oggi decido di visitare il Parco Storico di Monte Sole.
Parcheggio al ristoro “Il Poggiolo”, punto di partenza di tutti i sentieri.
Qui vi è un cartello con una mappa. Ci sono molti sentieri percorribili e differenti itinerari, c’è l’imbarazzo della scelta per chi, come me, ama camminare.
Senza indecisioni mi incammino per “Il sentiero del Memoriale“, ho voglia di viverlo perché oggi ho voglia di riflettere, mi sento pronta per questo viaggio anche se so già che non sarà facile, non per la fatica sulle gambe ma per ciò che mi farà comprendere.
Mi incammino così su per la prima salita, è mezzogiorno e c’è caldo nonostante sia febbraio, spero che lungo la strada siano presenti delle indicazioni perchè non conosco la lunghezza del percorso e nemmeno la difficoltà della camminata ma procedo, sarà tutta una scoperta strada facendo!

Ed eccola qui, la prima bella scoperta, dopo la salita trovo un cartello con un “QR Code”, lo scansiono col telefonino, credendo di trovare la mappa digitale del percorso ed invece…
Si tratta di un’audio guida da ascoltare lungo il cammino, intitolata “La staffetta di Monte Sole”.

Purtroppo non ho le cuffie e devo quindi ascoltare con l’audio del cellulare ma, nonostante questo, mi sento subito accolta in maniera calorosa dalla voce di Filippo, ragazzo 15 enne che vive nell’anno 1944. Mi prende per “mano” e mi accompagna lungo il cammino.
Mi confida di essere una staffetta partigiana e che ogni giorno percorre questa strada con la sua malconcia bicicletta per scambiare informazioni con il “Lupo” ovvero Mario Musolesi, il comandante della brigata partigiana “Stella Rossa”, una delle principali brigate partigiane bolognesi.
Deve fare tutto di nascosto perché i Tedeschi lo farebbero fuori, ma lui lo fa volentieri, vuole proteggere la sua gente e vuole che la guerra finisca presto.

È strano da spiegare ma da questo momento davvero non mi sento più sola, mi sento proiettata realmente nel passato e posso quasi sentire i passi e il respiro di Filippo che mi cammina accanto.
Filippo è davvero simpatico, è un ragazzo molto giovane e in lui si sente la spensieratezza e la speranza per il futuro, ma purtroppo non sa quello che accadrà, quando dopo pochi giorni in quei luoghi verranno trucidate 775 persone…
Io purtroppo non posso rivelargli nulla, non voglio rovinare i suoi sogni e le sue ambizioni.
Non mi pento per questo, ma mi rammarico perché, nonostante non si possa tornare indietro per cambiare la storia, l’esse umano non riflette mai sulla storia per cambiare il futuro.

Ma non voglio essere triste ora, ora che il mio amico Filippo mi ha fatto vedere il paese da dove viene, lo vedo laggiù, ai piedi di quel monte… e ora mi sta presentando gli abitanti, le tradizioni e la vita di questi luoghi.

Le strade sono affollate di carri, c’è un gran vociare e gli abitanti sono sempre indaffarati nelle loro attività, ma, nonostante questo, si fermano sempre volentieri a fare due chiacchiere con Filippo.
Vedendomi si nota subito nei loro volti la perplessità e la paura che io sia una spia ma Filippo li rassicura immediatamente spiegando che sono con lui.
Io mi chiedo come possa essere possibile che la gente mi scambi per una spia… Una donna!… una spia? Filippo mi racconta che molte donne sono delle spie e i Tedeschi non guardano in faccia a nessuno, “quelli fanno fuori tutti” mi dice!

Mi rendo conto che sto vivendo realmente nel 1944, mi ritrovo anche a ridere alle battute di Filippo e addirittura a parlare a voce alta con gli abitanti del luogo, qualche passante “reale” mi guarda perplesso, ma non mi interessa, voglio vivere appieno questa avventura.
Il tempo ora non esiste più, sono travolta pienamente dai racconti di Filippo e anche la camminata non mi affatica per nulla, anzi, non ci penso proprio, penso solo ad accompagnarlo alla sua meta e ad ascoltare quello che ha da dirmi.
Anche le immagini si fanno vive davanti ai miei occhi, lungo il percorso incontro chi sta tagliando la legna, chi sta coltivando i campi e anche il postino, che si ferma a dare le caramelle ai bimbi… e che ridere pensando a quella volta che si è arrampicato sull’albero e ha preso una bella sgridata dal parroco!

Dopo aver oltrepassato il paese di Caprara di Sotto raggiungiamo Caprara di Sopra dove entriamo nella locanda, che vociare! Ma è bello! Davanti a me si materializzano i tavoli e le persone sedute a sghignazzare allegramente davanti ad un bicchiere di vino. Uscendo dalla locanda sento il calore e la collaborazione degli abitanti, che si aiutano tra di loro e “tutti ci sono per tutti”.
Non come ora che ognuno pensa solo a se stesso…

I bambini sono felici, giocano, gridano e saltellano a piedi nudi nel campo e le ragazze si lavano nella fontana, organizzatissime per nascondersi dagli occhi indiscrete dei ragazzi, che comunque escogitano sempre nuovi modi per spiarle.
La vita qui è si faticosa, ma la collaborazione rende tutto più semplice.

Arrivati alla Chiesa di Casaglia sento il suono delle campane, si sta celebrando la messa e in silenzio, senza disturbare, Filippo mi invita ad entrare e mi fa strada tra la folla fino a raggiungere l’altare principale. I raggi di sole penetrano dalle grande vetrate laterali e illuminano il dipinto posto sopra l’altare, in un’atmosfera magica.

Sempre senza disturbare usciamo dalla chiesa e proseguiamo fino a raggiungere il cimitero, qui c’è un’atmosfera unica, toccante e una sensazione di angoscia improvvisamente pervade entrambi.
Passando vicino ad una croce qualcosa turba Filippo, la sfiora con la mano e sente un’energia strana che non si sa spiegare…


Io so bene quello che prova, proprio nel punto sulla croce, in basso, dove mi indica Filippo è ben visibile un foro di proiettile, non hanno risparmiato nessuno, hanno fucilato tutti, donne, uomini e bambini.
Filippo non vede quel foro, ancora tutto deve accadere, io non voglio interferire ma a stento trattengo le lacrime, ho davanti ai miei occhi una testimonianza terribile, di quanta crudeltà possa esserci nell’essere umano.

Riprendo il mio cammino in silenzio, Filippo si accorge che sono triste e mi consola facendomi ammirare un panorama mozzafiato.
E mentre ci perdiamo ad ammirare le dolci colline sovrastate da una foschia che rende tutto ancora più surreale, una voce ci chiama… è qui che conosco finalmente “Il Lupo”.
Scambia qualche chiacchiera con Filippo rivelandogli che purtroppo non ci sono delle belle notizie, Filippo ancora non lo sa ma questa sarà l’ultima volta che si vedranno.

Ed è qui che si conclude anche il nostro viaggio….

Ora devo salutare Filippo e tutti gli abitanti del luogo e sono pronta a tornare al mondo presente.

Posso vedere quello che è rimasto dall’esplosione delle bombe, delle fucilate e capire il triste destino a cui sono andati incontro gli abitanti che mi hanno accompagnata lungo il cammino, carpire la loro sofferenza, il loro terrore e, nonostante tutto sentire ancora, le grida di gioia dei bambini che giocano nei campi, che, come piccoli fantasmi, rompono il silenzio e mantengono quel luogo vivo, nel tempo e nella memoria.

Non voglio raccontarvi ciò che accadde, come Filippo ha fatto con me ho voluto soffermarmi sul racconto del “prima”, quando tutto era tranquillo e gli abitanti erano ignari di ciò che sarebbe accaduto loro.
Lascio a voi, invitandovi a visitare questo luogo, scoprire la triste verità e vi invito a riflettere.

Nonostante le testimonianze di queste terrificanti vicende ad oggi ci sono ancora guerre, uccisioni, massacri, lascio a voi l’ultima parola, io so solo che non dimenticherò mai le persone, il calore e la magia che ho vissuto in questo luogo, abitato da persone “comuni”.

E soprattuto non dimenticherò mai Filippo e tutti quelli che, come lui, hanno portato tanto aiuto e un barlume di speranza, rischiando la vita, in questa terribile guerra.

Un grazie davvero speciale a coloro che hanno creato questo progetto per le emozioni che hanno saputo trasmettermi.
Vi lascio il link all’audio guida “La staffetta di Monte Sole”, rigorosamente da ascoltare mentre si visita il luogo:
https://open.spotify.com/episode/5mp6hhSJpoaGdgp9EmjPEa


ULTIMI ARTICOLI